Se la legge è scritta dal Portaborse

Il Parlamento lavora poco ma approva una legge ogni 10 giorni: è un ossimoro oppure è un paradosso?

Di Dario Denni

La delegificazione è un fenomeno che riguarda sia la quantità  che la qualità  delle leggi. Voglio dire che l´elefantiasi della produzione giuridica normativa del nostro ordinamento, è un fatto sicuramente quantitativo che si riflette nel tempo, stimato appunto in una legge ogni 10 giorni. Ma questo segnale allarmante deriva anche da un sistema che fa fatica ad inseguire il mondo che cambia. A latere di questo, c´è il fattore qualitativo, diciamo, che riguarda sempre l´atto normativo. Non possiamo oggi negare l´esistenza di articoli mostruosi, con decine di comma, scritti in maniera pedestre dagli assistenti dei parlamentari. Si, perché se i nostri onorevoli e senatori lavorano in media 21 ore la settimana – poi si dileguano nel week-end anticipato – ci sono sempre i portaborse a scrivere l´emendamento.

La sensazione che ho, è che dopo i nostri Padri Costituenti sia venuto a mancare lo sforzo di dare alla lettera della legge un registro normativo idoneo al linguaggio giuridico. Che ne è delle Pandette e dei Pandettisti? La nostra tradizione, la nostra discendenza dal mondo Romano dei Romani, la civiltà  giuridica moderna: mi dite, per favore, dove sono finite? Le Università  traboccano di storia ma il Parlamento si è svuotato di giuristi. Invece si affacciano sempre di pià¹, volti televisivi e giornalisti senza gli studi regolari. Nelle Aule dei Tribunali e perfino nei corridoi, sembra di trovarsi in una rivendita di pesce all´ingrosso. Le urla, il puzzo di chiuso, l´incuria e l´inefficienza tecnologica, scoraggiano la possibilità  di un dibattito aulico di temi giuridici. Si affaccia ancora una volta la delegificazione perfino nei testi ad uso scolastico e universitario. Voglio fare un esempio. Se leggendo un manuale di diritto costituzionale, lo studente si trova di fronte a un “Non di meno non pare consentito modificare senz´altro”, ho la netta sensazione che il suo italiano giuridico non ne uscirà  rafforzato.

L´occasione mi suggerisce una seconda provocazione, che è quella di espungere dal nostro ordinamento gli atti aventi forza di Legge. Il Governo non dovrebbe, almeno in teoria, impossessarsi del potere Legislativo, perché tutte le volte che lo ha fatto non si è attenuto alla delega (nel caso dei decreti legislativi) oppure non ha rispettato i corollari alla decretazione d´urgenza. E non voglio nemmeno ricordare il malcostume della reiterazione dei decreti legge o i problemi che può ingenerare un decreto non convertito entro sessanta giorni in Legge.

E´ giusto il caso di ricordare che siamo noi gli eredi di una delle pi๠prolifiche civiltà  della storia, che hanno conosciuto la tutela del marchio e del nascituro prima ancora che nascesse Cristo. Siamo dunque noi i destinatari di quel patrimonio giuridico e abbiamo l´obbligo di tutelarlo e di infonderlo nella civiltà  moderna, con tutta la sua dirompente attualità .

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