Sei Autorità della Privacy Europee indagano su GOOGLE: anche l’Italia apre l’istruttoria

I Doctores europei hanno unanimità di visione su Privacy e Competition: Google è il solo l’indiziato – di Dario Denni

Nell’antica Roma il processo veniva celebrato portando in giudizio gli Iura, ossia i pareri dei giuristi a sostegno della propria tesi. Ecco: se i pareri di Paolo, Gaio, Paolo, Ulpiano e Modestino erano concordi allora si poteva procedere al giudizio di condanna. La famosa Legge delle Citazioni ce la ritroviamo anche oggi a sostenere che Google potrebbe soccombere in un giudizio dove i giuristi italiani ed europei piu’ prestigiosi, all’unanimità, sono in procinto di condannarla ad adeguarsi con sanzioni economiche, impegni e altri remedies competitivi.

Ormai ogni giorno ci arrivano notizie in merito all’avvio di un procedimento a carico di Google per abusi nei vari comparti in cui opera.

Questa volta, a differenza delle altre, siamo di fronte a un fatto epocale perchè 6 Autorità della Privacy contemporaneamente hanno deciso di indagare su Google. In Europa dunque le piu’ grandi Authority della Privacy stanno infondendo ogni possibile sforzo per far applicare a Google la normativa della protezione dei dati personali. Sembra proprio che il gigante guidato da Eric Schmidt abbia fatto della profilazione degli utenti e dell’abuso di posizione dominante sul mercato, un fatto permanente che caratterizza il suo operare in ogni servizio e in ogni settore su cui opera. Non solamente il fisso ma anche il mobile con la piattaforma Android.

A volte è come se Google non temesse le sanzioni per le violazioni della disciplina sulla riservatezza perchè irrisorie rispetto al suo fatturato multimiliardario, ma ai problemi sulla privacy, di cui a breve parleremo in maniera diffusa, ci si aggiungono inevitabilmente i concerns degli altri operatori che hanno chiesto all’Antitrust Europea di intervenire perchè con la dominanza assoluta sulla ricerca, Google commette abusi nei confronti degli altri servizi, privilegiando i propri. Ed è chiaro che – come avevamo già scritto su Blog4privacy, i campi su cui si deve accendere un faro sanzionatorio, sono davvero molti, perchè si spazia un po’ ovunque, dalla pubblicità con Google Adsense, fino ai cellulari che hanno Android on board.

La riforma della data protection proposta dal Commissario europeo Viviane Reading sta per essere stravolta dai tremendo attacchi lobbistici che stanno tentando di cancellarla, e forse riusciranno davvero a ridurne la portata. Ed è forse per questo che è intervenuto il primo grande Doctores italiano della privacy, l’ex Garante Franco Pizzetti secondo cui la grande attenzione di tutte le Authority europee si è concentrata proprio su Google per via dei tentativi distorsivi messi in campo dal colosso americano sul testo normativo europeo in discussione.

In una recente intervista rilasciata al giornale online Key4biz leggiamo infatti:

Key4biz. Il riferimento normativo usato dai Garanti è quello della Direttiva europea sulla protezione dei dati personali. E’ una direttiva di molti anni fa. Perché non si è intervenuti prima?

Franco Pizzetti. Potrei dirle semplicemente perché la decisone di Google relativa a questa nuova policy privacy è solo del 1 marzo 2012, ma sarebbe una risposta troppo sbrigativa.
Voglio essere più completo.
Credo che le ragioni siano due.
La prima, che ovviamente la scelta fatta da Google con la nuova policy privacy rappresenta un fortissimo salto di qualità nella possibilità di acquisire dati relativi agli utenti.
La novità sta nel fatto che una sola password di accesso a tutti i servizi consente di ricondurre tutti i dati usati nell’accesso ai diversi servizi, e indipendentemente dal device utilizzato, a un unico utente, quello appunto che ha adottato la password usata.
Non è difficile capire come questo costituisce un enorme salto di qualità nella pericolosità della ritenzione dei dati e dei loro trattamenti.
Una pericolosità tanto più preoccupante se si tiene conto che molti dei servizi offerti ai quali si può accedere con una sola password implicano anche possibilità di geolocalizzazione e di controllo degli spostamenti sul territorio.
In secondo luogo va detto che il 1 gennaio 2012 è stato presentata la bozza del nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.
Questo regolamento è ora in corso di esame e dovrebbe essere approvato entro l’anno. Contiene norme molto precise in materia di protezione dei dati da parte dei gestori di servizi in rete e prevede anche forme normali di collaborazione tra gruppi di Autorità per assicurarne il rispetto.
Contro questo Regolamento è in atto una resistenza fortissima da parte di molti grandi gestori di servizi, finalizzata se possibile a bloccarne l’adozione, e se non è possibile almeno ad annacquarne molto gli effetti.
E’ possibile che lo scontro in atto tra Google e le Autorità trovi una qualche, anche indiretta, ragione in questo contesto, che segna una svolta epocale nella effettività della protezione dei dati personali in Europa.

Parole molto chiare quelle del Professor Pizzetti a cui si affiancano subito quelle del Garante italiano della Privacy, Presidente Antonello Soro che alla medesima rivista on line ha dichiarato:

Il Garante italiano Antonello Soro ha commentato “Google non può raccogliere e trattare i dati personali dei cittadini europei senza tenere conto del fatto che nell’Unione europea vigono norme precise a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Ue”.

A questo punto i primi due migliori Doctores italiani ci hanno chiarito quello che l’Europa intera si sta chiedendo con una mobilitazione di sforzi davvero incredibile che speriamo porti a qualcosa di sostanzioso.

Ci sentiamo di chiedere qualcosa di concreto ai decisori europei che si occuperanno, ciascuno per la sua parte, degli abusi di Google. Se di abusi si tratta e se le sanzioni sono così basse da NON essere temute dal fondatore multimilardario Sergei Brin, allora è certo che si devono trovare altre strade.

Il diritto della concorrenza nei mercati a rete ne offre moltissime, ma ne parleremo in maniera piu’ estesa in un prossimo post sull’Osservatorio della Rete.