Il coinvestimento secondo Boccadutri e Stagnaro per superare la rete unica

Sergio Boccadutri e Carlo Stagnaro si sono cimentati a scrivere su un argomento molto tecnico come il Coinvestimento in reti di TLC e come sovente accade il loro articolo forse non è finito nelle rassegne stampa istituzionali e pochi, forse nessuno, hanno avuto tempo di leggere il testo integrale (apparso su Il Foglio di oggi), che comunque reputo interessante e commento.

La vicenda del coinvestimento è dannatamente tecnica, non è una semplice proposta, non è una teoria economica, e soprattutto rileva giuridicamente solo il co-investimento così come descritto dal Codice delle Comunicazioni Europeo che viene citato nell’articolo.

Infatti parte tutto dall’art.76 EECC che descrive le condizioni per l’avverarsi dell’unico tipo di coinvestimento rilevante: quello che riguarda l’incumbent quando coinveste in nuove reti, non preesistenti, in FTTH o FTTB secondo uno schema validato dall’Autorità e soggetto a impegni vincolanti, controlli ed aperture a terzi coinvestitori o richiedenti accesso all’infrastruttura.

E’ una vicenda quindi molto complessa che io ho affrontato e tentato di spiegare in un recente articolo su KEY4BIZ che trovate a questo LINK: https://www.key4biz.it/coinvestire-con-lincumbent-o-coinvestire-con-lo-stato/323877/?fbclid=IwAR0UapYEq09AatOyfktJBnIDwyx1IHItAkthgcGdbM1g1fvyx1CiAj86ASY

Boccadutri e Stagnaro partono da una premessa estremamente condivisibile. E’ urgente aggiornare la mappatura e tenere conto del FWA FIXED WIRELESS ACCESS che ha coperto molte aree bianche del nostro Paese.

(…) Quale può essere una via d’uscita da questo apparente vicolo cieco in cui sembra essersi infilato il governo? Intanto, rendersi conto che il punto dove ci troviamo è figlio delle convinzioni e delle tecnologie disponibili anni fa, quando venne adottato il Piano per la Banda ultralarga (Bul) per cablare il paese. Oggi le aree bianche possono essere raggiunte efficacemente anche con tecnologie Fwa (Fixed wireless access), all’epoca non contemplate. La mappatura andrebbe pertanto aggiornata dato che è la base di partenza dei bandi del Piano Bul: il pluralismo delle infrastrutture (di cui quel piano era espressione) è anche pluralismo di tecnologie.(…)

Capisco quindi che Stagnaro e Boccadutri abbiano voluto spiegare il coinvestimento in termini semplici e divulgativi ma secondo me si deve sempre sottolineare che si tratta di nuove reti, non preesistenti e solo FTTH e FTTB. Non tutte le reti ad altissima capacità possono essere oggetto di coinvestimento. Questo punto manca all’analisi di Boccadutri e di Stagnaro. Il riferimento del Codice e del draft elaborato dal BEREC è solamente a reti FTTH o FTTB ossia in fibra ottica fino casa dell’utente o sotto il palazzo. In via preliminare quindi non rientra nel perimetro della normativa sul coinvestimento nessun’altra opera infrastrutturale diversa da quella sopra riportata. E siccome stiamo parlando di nuove reti, è irrilevante coinvestire in reti preesistenti o su reti il cui piano di sviluppo è già stato pubblicato. Insomma, non si devono avere vantaggi ingiustificati dalla normativa che andiamo ora a spiegare.

(…). Detta con parole semplici significa immaginare una infrastruttura aggregata su base nazionale che offra due opzioni agli operatori (peraltro dando la possibilità di cambiare idea nel corso del tempo): (i) chiedere l’accesso all’infrastruttura di terzi oppure (ii) avere il proprio filo di fibra proprietaria all’interno della canaletta condivisa. (…)


Sul punto del controllo dell’AGCOM Boccadutri e Stagnaro hanno omesso il CUORE DELLA QUESTIONE: il punto è che l’incentivo dell’incumbent a coinvestire (e non investire da solo) è il sostanziale abbandono della regolamentazione dell’AGCOM per finire sotto una “regolazione privata” che è rappresentata appunto dagli impegni presentati ed approvati dall’agcom stessa. Se non si dice questo, sostanzialmente non si percepiscono anche gli effetti collaterali di un possibile coinvestimento, in termini di regolamentazione e concorrenza. Il rischio regolatorio in questo preciso momento storico non è solamente associato a future analisi prospettiche di mercato e conseguenti imposizioni di remedies da parte delle Autorità coinvolte, ma si basa in primis anche sulla fluidità di una normativa in cambiamento, prima tra tutte, la stessa sugli aiuti di Stato.

Per questo è rilevante un altro punto: nel coinvestimento rilevante ai fini del Codice due parti sono fondamentali. Da un lato un operatore notificato con significativo potere di mercato. Dall’altro la presenza di un altro operatore partner del coinvestimento. Possono esserci altri attori finanziari, ma questi due sono essenziali per il coinvestimento ex art 76EECC. A seconda dell’intervento o meno dello Stato nella vicenda or ora descritta, cambia completamente il punto di vista dei controlli e della fattispecie, che non viene quindi ad essere integrata.

Stagnaro e Boccadutri scrivono semplicemente che:
(…) Dal punto di vista normativo, la proposta dovrebbe essere approvata dall’Agcom e sottoposta quindi preventivamente a una consultazione aperta, a valle della quale la stessa autorità potrebbe chiedere opportune modifiche.
In questo contesto le garanzie sia per gli operatori che partecipano al co-investimento, che per quelli che – per dimensioni e caratteristiche proprie – intendono semplicemente acquistare servizi passivi in fibra, potrebbe condurre a un rafforzamento l’Organo di Vigilanza sulla parità di accesso alla rete Tim, che supporta l’attività dell’Agcom, che è chiamato a garantire la terzietà della rete e che, proprio per questa ragione, potrebbe essere allargato agli altri partecipanti al co-investimento.