Modello multifibre e rete unica spiegata da Innocenzo Genna

Oggi vi raccomando la lettura del parere di Innocenzo Genna sul modello MULTIFIBRE dove spiega perchè questo modello non è adatto a risolvere i problemi sollevati da un progetto di Rete unica in Italia.

Vi raccomando la lettura integrale dell’articolo ed i passaggi fondamentali sono:

(…) Si tratta infatti di un’idea discussa già oltre 10 anni fa a livello europeo, ma si chiamava “multifibre” ed era stata lanciata nel 2009 da Swisscom. L’operatore svizzero proponeva di condividere l’infrastruttura di rete con alcuni operatori locali facendo in modo che ognuno si prendesse una fibra. I risultati però non sono stati eccelsi.

(…)

La Commissione si basò, inter alia, sulle analisi di WIK, una consultancy molto seria che lavorava frequentemente per le istituzioni europee. WIK rilevò, in sostanza, che il multifibre avrebbe in effetti un po’ ridotto i costi fissi di investimento, ma non in misura tale da permettere ad una pluralità di operatori volenterosi di farsi la propria rete in fibra (come invece la proposta Stagnaro-Boccadutri sembra ottimisticamente immaginare); e fu concluso che un limitato multifibre potesse eventualmente emergere solo in zone densamente popolate, ma non a livello nazionale e soprattutto non nelle zone provinciali o rurali. 


(…)Il duo Stagnaro-Boccadutri presenta oggi il multifibre come se fosse un sinonimo di co-investimento ai sensi del Codice, ma non è così. La Commissione ha in effetti previsto che forme di investimento congiunto possano essere premiate se rispettano una complessa serie di requisiti riconosciuti dal regolatore nazionale, ma si è ben guardata dall’indicare il multifibre come un caso esemplare di co-investimento: il motivo sta nella storia disgraziata che abbiamo appena raccontato.


(…)Peraltro, volendo ragionare in termini di innovazione, non sarebbe invece meglio dirottare maggiori risorse economiche sui servizi, e comprare (risparmiando) l’accesso fisico da un operatore wholesale-only specializzato? Come hanno fatto Google e gli altri OTT a diventare fenomeni di innovazione, investendo in tubi e cemento? Amazon è diventata quella che è investendo in data center o software?  


(…)Certo, la proposta Stagnaro-Boccadutri elegantemente precisa che chi non vuole co-investire può comprare accesso dagli altri. Ma proprio questo è il punto che cerchiamo di risolvere, in Italia ed i Europa, da 20 anni: quando un operatore verticalmente integrato investe in una propria rete, non ne vuole sapere di dare accesso agli altri, e quindi si scatenano battaglie regolamentari ed antitrust a non finire. Per questo è stato introdotto il wholesale-only, per permettere di superare il conflitto tra l’operatore di rete, verticalmente integrato, e gli altri cui la rete serve per fargli concorrenza nel retail. 


(…)Come ho già spiegato in altre sedi, l’unico modo per far funzionare la futura Rete Unica, se proprio la si deve fare, è quello di compiere un ulteriore passo in avanti, e non indietro. Fare un passo in avanti vuol dire (i) abbracciare il modello wholesale-only di Open Fiber che il mercato ha già liberamente scelto di preferire rispetto ai conflitti quotidiani con l’operatore verticalmente integrato; (ii) definire in maniera perentoria gli obiettivi indifferibili per l’installazione di una rete nazionale in fibra vera (cioè FTTH) con il contestuale e rapido spegnimento di quella telefonica in rame.