Organo di Vigilanza della Parità di Accesso: un organo autoreferenziale che non rappresenta gli operatori alternativi

Perchè è necessario un rappresentante designato dagli operatori alternativi
nell’Organo di Vigilanza della parità di Accesso

Questa lettera è stata spedita al Presidente ed ai Commissari di AGCom e dell’OdV della Parità di Accesso.

Di Dario Denni * promotore www.osservatoriodellarete.net

Insieme a quattrocento amici regolamentaristi, blogger, esperti delle TLC, abbiamo creato un Osservatorio della Rete, che tra le molte tematiche affrontate nel quotidiano, ha avuto modo di elaborare anche una “controrelazione” all’evento annuale tenuto dall’Organo preposto alla Vigilanza degli impegni assunti da Telecom Italia nel 2008 per sfuggire alle sanzioni conseguenti ad una serie di procedimenti aperti dalle due Authorities che presidiano il settore.
Come spesso capita, nei contesti pubblici i toni pacati e talora buonisti possono coprire le tante cose che non vanno. Dispiace quindi constatare l’assenza di un contraddittorio alla relazione del Presidente dell’OdV Antonio Sassano a cui, come Osservatorio della Rete, vorremmo porgere alcune questioni urgenti.

NECESSARIA INDIPENDENZA TOTALE – Il caso europeo che ha portato recentemente il Commissario Almunia a sanzionare una nota multinazionale per inottemperanza degli impegni assunti, prendeva le mosse dal fatto che il suo predecessore alla concorrenza, la commissaria Kroes, aveva permesso che a controllare l’attuazione degli impegni fosse un soggetto scelto dal controllato. “Un’ingenuità che non dovrà ripetersi” – ha dichiarato il Commissario Almunia. Se portassimo su questo stesso piano, mutatis mutandis, anche l’esperienza dell’Organo di Vigilanza della Parità di Accesso noteremmo da subito due cose: la prima è che il budget annuale minimo che ha a disposizione deriva da uno stanziamento da parte di Telecom Italia in misura pari o superiore a 880mila euro (ex art.2 co.2 regolamento OdV). La seconda anomalia è che a norma del citato regolamento, Telecom Italia decide il quantum (“I Componenti hanno diritto a un emolumento stabilito dall’Amministratore Delegato di Telecom …”) e il qualis allorchè Telecom Italia stessa può anche sollevare dall’incarico i componenti in un contesto dove quasi l’intero Ufficio risulta composto da dipendenti di Telecom.

L’imbarazzo ora è tanto che non si capisce perché continuare ad essere così ingenui. L’esistenza stessa dell’Organo di Vigilanza sarebbe messa in pericolo se dal suo lavoro derivasse una rottura degli impegni di Telecom con l’Autorità delle Comunicazioni. Infatti, se venisse meno la sua funzione, verrebbero meno i componenti, dunque manca un incentivo a soluzioni rigorose, che se assunte comporterebbero la fine del mandato per i componenti dell’Organo.

 

REVISIONE DEGLI IMPEGNI – Il Presidente di AGCom Angelo Cardani durante il suo intervento alla Relazione annuale OdV, ha chiarito che nel pacchetto di impegni che Telecom Italia ha assunto nel 2008, si rinviene l’obbligo a fare e non anche un’obbligazione di risultato. Vale a dire che se gli impegni non hanno prodotto lo scopo desiderato, ma ad essi Telecom è rimasta aderente, il fatto che persistano ragioni di mancata compiuta competizione non è ascrivibile alla responsabilità dell’Incumbent. E’ una questione molto capziosa, da giuristi più che da economisti. Se si esclude una forma di responsabilità in capo a Telecom quando adempie agli impegni ma questo fatto non produce effetti sperati in termini di apertura della concorrenza ci sembra quantomeno opportuno rivedere gli impegni. Altrimenti ci troveremmo nella condizione sconcertante di dichiarare che l’operazione degli impegni è riuscita ma il paziente (competizione) è morto!

Ci sono dunque due cose urgenti e il Presidente OdV Sassano ha diritto a proporlo all’Autorità insieme a noi dell’Osservatorio della rete.

Anzitutto, rivedere la nomina dei componenti in modo tale che siano scelti tra i dipendenti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, non necessitino di sussidi diretti, che Telecom dovrà bensì corrispondere ad AGCom.

In alternativa uno dei componenti dovrebbe essere proposto dagli operatori concorrenti a Telecom Italia, perché sono loro i primi ad aver interesse che le cose funzionino.

Come constatato anche da procedimenti Antitrust pendenti persistono gravi ostacoli alla concorrenza, con comportamenti abusivi già condannati in passato. Sarebbe opportuno rivedere gli impegni presentati nel 2008 da parte di Telecom con l’apertura di un procedimento AGCom di revisione che raccolga le posizioni degli altri stakeholder sul mercato.

 

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