Mia dichiarazione a La Repubblica sul decreto Romani

Oggi c’è una mia breve dichiarazione su La Repubblica. Non è originale e nemmeno completa, ma sapete che il giornalismo italiano ormai fa così: prende una frase, la strappa da un discorso e te la spara virgolettata in mezzo al minestrone.

Un classico. A volte si fa un mosaico di agenzie. Altre volte si prende dal web un comunicato stampa ammuffito e lo si ricicla all’occasione.

In televisione è peggio. C’è un riassunto delle dichiarazioni, un’interpretazione maliziosa delle stesse, mentre scorrono le immagini e solo in chiusura c’è una battuta di qualche secondo. Il pastone, mi sembra che si chiami così.

Nonostante questo l’aticolo è buono. Poteva essere piu’ incisivo, ma per fortuna la rassegna stampa di oggi su questo argomento è molto ben nutrita. Sono in molti infatti ad essersi espressi. C’è una massa critica sufficiente per rivedere certe decisioni. Forse.


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Decreto Tv, Google e i provider
“Temiamo gli effetti sul web”

All’indomani della protesta dei partiti dell’opposizione, le obiezioni di uno dei principali operatori sulla Rete: “Le norme ci equiparano agli emittenti televisivi, ma noi su YouTube non esercitiamo un controllo sui contenuti”
di ROSARIA AMATO

ROMA – Il decreto legislativo sulla Tv non preoccupa solo l’opposizione, ma anche Google e i principali provider italiani. “Siamo un po’ preoccupati”, conferma in un’intervista all’agenzia Bloomberg il responsabile per le relazioni istituzionali di Google in Italia, Marco Pancini, “Il decreto dà ai provider su Internet le stesse responsabità delle emittenti televisive, solo che queste si occupano direttamente dei contenuti, mentre YouTube si limita a mettere a disposizione le proprie piattaforme agli utenti”.

La legge darebbe di fatto ragione a Mediaset, ricorda Bloomberg, che ha recentemente fatto causa a Google, accusando YouTube di violazione del diritto d’autore, chiedendo un risarcimento di 500 milioni di euro. Il nuovo decreto darebbe infatti all’Autorità Garante delle Comunicazioni il potere di ordinare ai provider italiani, tra i quali Tiscali, Fastweb, Telecom Italia, Vodafone, di rimuovere i contenuti che violano il diritto d’autore, pena una multa che può arrivare fino a 150.000 euro. “E’ come ritenere l’azienda che si occupa della manutenzione delle autostrade responsabile per quello che fanno coloro che guidano le automobili. Non ha senso”, osserva Dario Denni, segretario generale dell’Associazione italiana degli Internet Provider. (…)