NYC

ALL ABOUT NEW YORK – SUMMER 2007
La mia avventura nella Grande Mela
“E’ una esperienza pazzesca, di quelle da fare almeno una volta nella vita”

di Dario Denni

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08 Aprile 2007 – SOGNO UNA CITTA’ CHE NON DORME MAI

Stamattina mi sono svegliato pensando a New York. Dicono sia una città  magica, di quelle che non si dimenticano. Agosto è ancora lontano ma sento già  una voglia disperata di salire su un elicottero e di volare via in mezzo ai grattaceli di Manhattan e poi sopra il Central Park, tra la quinta e l’ottantaduesima. Nel frattempo, spinto dal desiderio, mi sono letteralmente divorato l’ultima guida della Lonely Planet e poi anche il classico Time Out. Mi dicono, infatti, che New York sia una città  in cui si arriva del tutto impreparati. Bisogna informarsi bene prima di partire, per sentirsi- una volta lì- un vero newyorker.

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09 Aprile 2007 – HOW TO BE A NEWYORKER (part one)

Un vero newyorkese non chiederà  mai dove si trova Times Square, anzitutto perchè sa dov’è e secondo poi, perchè ci va solamente l’ultimo giorno dell’anno, per festeggiare il capodanno. Un vero newyorker ha l’iPod alle orecchie, usa cab & train (taxi e metro), corre al Central Park la domenica e partecipa alla Maratona ai primi di Novembre. Un vero newyorker adora pattinare e ballare: sui rollerblade attorno allo Skater’s Cirle nel Central Park, o sul ghiaccio a Rockfeller Center (lo sapevamo già  dai film che si può fare anche di notte).

I wanna be a newyorker soon!

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11 Aprile 2007 – TO DO LIST .. a NYC

1. Blues negozio abbigliaento Broadway con jeans fichi (da vedere)
2. Hard rock ristorante caro (da evitare)
3. Bubba gump vicino Times square serve gamberetti come nel film! (da vedere)
4. Briant park connessione gratuita e bagni pubblici puliti, biblioteca da visitare (fichissimo)
5. Vedere una partita degli yenkees nel Bronx a 45dollari (da fare)
6. Pier17 zona comerciale ottima vista + cena (da vedere)
7. 5ave tra 54th e 57th negozi (da vedere)
8. Madison ave e park ave negozi (ok)
9. Broadway e Spring street (ok)
10. NY city pass 63dollari eviti code (ottimo)
11. Whoole food supermercato (provare)
12. Locale Coyote ugly in Alphabet city 1st ave angolo 9th (un must)
13. Metro. Non tutte aperte dopo le 24. Gli express non fanno tutte le fermate. I local si.
14. Jogging domenica mattina al central park (un must anche in roller)
15. Musei gratis venerdi pomeriggio (se vuoi…)
16. Guggheneim architettura (un must)
17. Met (metropolitan) 5ave 82th (ok)
18. Top of the rock 20 dollari Rockfeller center. Vicino Apple store. Da fare di giorno. Invece l’Empire …di notte
19. Serigrafia di Marilin Monroe by Andy Worhol (da comprare)

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2 Giugno 2007 – VOLARE DELTA

Ho prenotato l’aereo e la permanenza 3 settimane ad Agosto a NYC. Sarò ospite di una famiglia al centro di Manhattan. Il volo aereo è targato Delta e costerà  una follia… (altissima stagione).

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27 Giugno 2007 – UPPER EAST SIDE
Finalmente è arrivato l’appartamento per questa estate!

Sarò nell’Upper East side!
* The apartment is located on the Upper East Side of Manhattan. It is a lovely neighborhood with shops of every type, restaurants/clubs/cafes and cinemas.
* The home is decorated with paintings and artworks.
* There is a small set of stairs up to the kitchen and living room where you can listen to music, watch movies or TV, cook and store food if you like.
* Your room has a bed, table & chair, closet, small refrigerator and a patio/balcony.
* The bathroom is shared.
* Laundry facilities are available in the neighborhood. $1.25/ wash and .25°¢/dry.
* There are NO pets. Smoking is permitted in the apartment.
* There is Internet in the home.
Wow!

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4 Agosto 2007 – LA SERA PRIMA DELLA PARTENZA

Vorrei vedere voi! Un carico di lavoro prima della partenza (L’Antitrust ha multato TIM e Wind per abuso di posizione dominante).
Il Flybook è ancora da sistemare a puntino. L’E61 ha Fring dentro da una vita. Ho caricato le batterie con un adattatore internazionale. La ciabatta multipresa italiana invece, resta qui perchè in valigia non c’è spazio.

Massimiliano (il mio taxista privato) promette e giura che alle 8,15 sarà  sotto casa a svegliarmi. Cazzo, cazzo, cazzo. I biglietti, il passaporto, la fotocamera… dov’è la fotocamera?? Svuoto tutto il portafoglio: esce uno scontrino verde … è la lavanderia! Accidenti: e ora chi chi va a ritirare la roba? Oh! Cazzo.

E i dollari? Ok. Ci sono. La guida, i biglietti… minchia che figata!

NY – sto arrivando.

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5 Agosto 2007 – ARRIVATOOOOO

Fantasticamente tutto.
Sono felicissimo.
Ho scritto per voi un sacco di cose. Appena posso le travaso qui.
Vi dico solo che sto su un MACBOOK PRO da 2799 dollari all APPLE CENTER e che tra poco metterò le mani su iPhone (la mia priorita…).

W NYC

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5 Agosto 2007 – IL VIAGGIO E LA PRIMA SERA A NY

E’ il mio primo intercontinentale. Seduto sul posto 36B ho freddo e non c’è spazio per un uomo piu’ alto di un metro e settanta. Mi viene in mente Ligabue e il suo ‘Tutti vogliono viaggiare in prima…’

Due ore dopo sono ancora seduto e fermo. La hostess ha un sorriso perfetto.

Mi consegna 2 moduli da compilare. Una ventina di domande a cui rispondere NO con venti crocette.
Dovevamo partire alle 11.30 ma ci alziamo da terra solo alle 13.45 per problemi tecnici che non ci hanno spiegato.

C’è un bambino che non ha smesso un attimo di chiedere al padre ‘Quando si corre?’ – salvo addormentarsi al momento della partenza.
Il padre è seduto accanto a me. Si affaccia dal sedile a vedere il piatto della moglie e chiede se il pollo sa di pollo.

Intanto la hostess asiatica scivola con il carrello e tutte le lattine di salsa di pomodoro rotolano per terra.
La aiutiamo a raccoglierle io e un afro americano. Intanto una vecchietta ci osserva sotto un cappello di paglia in stile veneziano, con il nastro rosso sulla tesa. Il marito invece ha i pantaloni corti color crema, una camicia rosa e una giacca a scacchi marrone e salmone.

Il pasto è simile al pappone che preparo al mio cane: semi di riso scotto, verdurine, un cucchiaio di pomodoro e un petto di pollo mignon, al centro. Buonissimo.

Prendo un po’ di acqua calda che qui chiamano coffee ma a me piace tanto perchè mi ricorda Londra e quindi ci metto dentro pure un quadratino di zucchero e un bicchierino di crema di latte. Ahh!

Difficile crederlo ma ho dormito un’ora filata. Al risveglio la hostess mi porta un gelato alla vaniglia e un bicchiere di coca.
– What would you like to drink?
– A coke please…
– with ice..
– yes thanks
Il risultato è matematico: un kilo di ghiaccio e un goccio di coca cola.

Per cena ci arriva un pizzotto ovale dissurgelato e arroventato nel microwave. Lo produce www.ARalimentare.com a Teramo e finisce nel mio stomaco qualche migliaio di kilometro dopo, mentre sto volando su Boston.

L’aereo tocca terra ed il bambino accanto a me vomita. La madre lo rimprovera. La hostess pure. Io fingo di non vedere il contenuto del sacchetto. Ma il puzzo non va via…

Il controllo alla dogana è rapido e la mia valigia appare in un baleno. E’ stato come incontrare un parente. L’ho rincorsa sul tapis roulant, felice di averla portata con me.

Fuori dal JFK fa caldo. Iqbal Azhar mi sta aspettando fuori dal suo taxicab giallo. Un tizio mi da il regolamento e leggo che per Manhattan sono 45dollari piu’ la valigia. La macchina puzza di pelle e di chiuso. Scatto una fotografia ad una Cadillac che ci sorpassa.

Arrivo a Manhattan, sulla 78esima. Cristian mi stava aspettando e mi fa fare un tour della casa. Fa schifo, ma ho un balcone tutto per me. Lui si raccomanda di chiudere bene la finestra altrimenti entrano gli scoiattoli. Scoiattoli o topi? – gli domando. Lui mi risponde portando le braccia al petto e le mani racchiuse verso il basso. La coda non la mima, quindi spero siano scoiattoli (squirrel).

La sera sono subito di vita. Tutta vita. Cammino per kilometri in mezzo all’America dei film.
Ho provato anche iPhone e sono molto soddisfatto.


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6 Agosto 2007 – TEST YOUR ENGLISH

Sta diventando sempre piu difficile bloggare in NYC. Le giornate sono pienissime. Oggi mi sono svegliato alle 6.00am causa fuso orario. Ho fatto una colazione doppia a base di muffins e orange juice…

La mattinata intera occupata dal test di ingresso. Un caldo pazzesco. Gente che arriva da tutto il mondo. La metro 6 mi porta dalla 77 alla 33 in pochi minuti. Poi passo sotto EmpireSB e poi la 5, Broadway, poi ancora la 6 e la 7.

Qui a NY se ti danno appuntamento alle 9.00 significa che devi arrivare alle 8.45 altrimenti sei absent. La regola dei 10 minuti non vale. Vorrei vedere uno spettacolo a Broadway, e prenotare una visita a Washington e alle Niagara falls.

La metropolitana funziona H24 ma sulla stessa linea, Up e Down non sono necessariamente linkate…

La sera i normali tornelli di accesso sono chiusi e si deve usare una griglia rotante che fa passare una persona alla volta. Il problema è che se hai gia strisciato l’abbonamento e non ti sei accorto che i tornelli sono chiusi, il cancello poi pensa che sei gia entrato e quindi non ti riconosce la carta. Perciò la sera è meglio usare i cancelli.
Ho mangiato il mio primo hot dog con salsiccia e pollo. Il mio stomaco ha retto alla grande e quasi quasi ne chiedeva un altro…

Ho fatto 40 dollari di spesa per tenere qualche liquido nel frigorifero.


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13 Agosto 2007 – LA PRIMA SETTIMANA A NEW YORK CITY

Mi sono rotto di mangiare schifezze: è ora di strisciare la carta! Cammino per ore sotto il sole. Entro da Martinique, l’unico posto pulito dove l’aria condizionata non è fortissima.
Ordino una insalata cubble. Mi portano un piatto immenso di verdura, avogado, pancetta, pollo, gorgonzola, pomodorini tagliuzzati e dei biscottini al sesamo. Costo 12 dollari e 50. Raddoppio le tasse, round up the tip e ottengo i soldi da dargli di mancia (3 dollari).

Esco soddisfatto.

Non vedo Cristian da 2 giorni. Abbiamo orari molto diversi. Mi lascia solo dei messaggi sul muro per dirmi di togliere le scarpe dentro casa e di spegnere gli interruttori generali della luce perche la casa puo’ andare a fuoco. Per il momento la sola cosa che è andata a fuoco è l’alimentatore del mio computer. Per fortuna che mi sono portato il mio Nokia E61 che ha il WiFi …
Proprio oggi ho fatto una telefonata in Italia con Skype via Fring sul cellulare e devo dire che funziona abbastanza bene. Devo dire grazie anche a ‘SETH’ che lascia la connessione wireless sempre aperta…


E’ bello leggere che i consigli di Cristian finiscono sempre con … Or you will be fucked up…
Per esempio, se ti perdi le chiavi, dormi sulle scale and you will be F U

Se lasci la luce accesa, la casa va a fuoco… And you will be F U.
Se sbagli la direzione della metro sei fottuto… e insomma vai nel Bronx.

Ieri ho visto il ponte di Brooklin e Tribeca (leggi ‘traibeka’). Il Financial district e il WTC mi hanno emozionato moltissimo. Il ponte invece è molto arruginito ma si puo percorrere anche a piedi. Metà  corsia è riservata alle biciclette mentre la parte destra è solo per i pedoni. A metà  circa del ponte, voltandosi, si vede lo skyline di Manhattan da un punto di vista impressionante.


Ho scoperto finalmente dove si trova il Pier 17 e da dove partono gli elicotteri per il giro che voglio fare. Non sono ancora salito sull’Empire e penso che non lo faro’.
La mia classe è multietnica e fortunatamente sono l’unico italiano, ma la scuola – devo dirvi – è una little Italy in miniatura. Il mio livello è 5B ossia intermedio.


Tribeca invece, mi è sembrata pericolosa. Un negro incazzato e con gli occhi rossi mi ha urlato qualcosa di offensivo da circa tre metri di distanza. Avevo solo fatto una foto al suo camion strepitoso. Per fortuna a NY c’ è molta Polizia e a pochi metri da noi c’era una pattuglia che si è girata ed è tornata indietro a vedere. Io sono filato via anche se sto aspettando di vedere una scazzottata all’americana (possibilmente senza pistole).

Qui le pistole sono un dramma: proprio oggi nel Bronx un ragazzo di 19 anni e i suoi amici sono stati ricoperti di colpi di hand gun in pieno giorno. Alcuni cartelli della Polizia offrono denaro a chiunque possa fornire informazioni utili a catturare qualcuno che detenga armi in modo abusivo o abbia sparato ad un poliziotto.


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Il caldo qui è insopportabile. La mia camicia è sudata, ma quella di chi mi sta intorno non è certo piu’ asciutta. Ogni tanto arriva un vortice di aria arroventata oppure ghiacciata. Assolutamente sconsigliato quindi, entrare nei locali perche’ sembra di camminare dentro un congelatore.

Decido quindi di cambiare la camicia sudata. Compro una camicia country da Banana Republic. E’ gialla a strisce marroni e ha i bottoni automatici in madreperla. Mi cambio per strada… Un signore subito rompe i coglioni: ‘Sir? The zipper (.. e indica la mia lampo aperta). Io .. Oh yes, thanks. E lui, Take care.

Arrivo a casa distrutto. Anche i vagoni della metropolitana sono congelati. Mi sento spossato.
Ho bevuto un litro intero di spremuta di arancia. Ho fatto una doccia e poi sono morto sul letto.
Verso le due di notte sento delle voci sul balcone. La paura è enorme. Mi metto gli occhiali quasi terrorizzato. Vedo delle ombre. Mi chiedo perche’ cazzo non ho chiuso la finestra. Ma fa caldo e io non ho mille lire di forza per tentare una reazione. Urlo con tutta la rabbia: What the fuck are you doing here!!!
Non capisco che cazzo hanno da ridere questi due stronzi, visto che mi hanno quasi spaventato a morte. La ragione di tutto è che il mio balcone in realta’ è condiviso con il vicino e non è altro che una piattaforma anti-incendio. I due gettano via la sigaretta e se ne vanno. Io mi alzo, vado in cucina a prendere un bel coltello da bistecca. Non si sa mai.
Dormo altre 4 ore. Alle 6 esplode un temporale incredibile. L’acqua scende a cascata. I tuoni sono davvero forti. Entra finalmente aria fresca.

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Mi sveglio alle 8. Faccio la doccia e bevo latte al cioccolato. Esco di casa diretto verso la metro 6 sulla 77th e vedo la gente che esce dall’entrata. L’altoparlante avverte che ci sono allagamenti e che il servizio rimane sospeso. Vado a piedi dalla 77ma alla 33ma insieme a tutta New York che va a lavoro. Tutti sudano o telefonano o ascoltano musica con l’iPod. Fa caldo e l’umidità  è totale.

Arrivo a scuola e leggo sulla porta che la lezione è sospesa perchè tutta la metropolitana di NY è allagata. Ieri notte un tornado si e’ abbattuto su Brooklin. I miei piedi sono distrutti. Ho l’aspetto di uno che ha corso la maratona.
Cammino fino a Macy’s. Salgo. Compro un paio di sandali Timberland a 29 dollari invece che 75.

Torno indietro verso casa. Alle 3.00 PM mi faccio un’altra doccia e ricasco nel letto senza energie.

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Sul bus che mi portera’ a Washington una tedesca si è seduta accanto a me. Si chiama Gina… Avra’ 19 anni al massimo. Io le dico che Gina non mi sembra un nome molto german. Faccio subito una bella figura di merda, perchè Gina è un nome che le ha dato la madre ispirata proprio alla nostra Lollo nazionale. Mi sorride, ha pensato che scherzassi. Mi dice che studia economia e che vive sulla 23ma. La nostra guida invece, è una donna americana che somiglia molto alla signora Forrester di Beautiful, in versione napoletana.

In America sono tutti napoletani. Per spiegarti una cosa improvvisano un siparietto, una sceneggiata. Questa Lynn per dirci di essere puntuali ha tirato fuori uno schiacciamosche come segno di minaccia per i ritardatari. Chiede l’applauso alla fine di ogni spiegazione e devo dire, mio malgrado, che se lo merita. Un altro esempio: se dici thank you very much ad un americano, ti risponde avvicinando la punta l’indice contro il tuo petto e risponde you’r welcome sir, abbassandosi un po’ sulle ginocchia.

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Secondo me, tutta New York si regge sul lavoro degli uomini di fatica. E’ una mia convinzione e potrebbe essere sbagliata, ma progressivamente trovo le basi per sostanziarla. Anzitutto in ogni strada di Manhattan ci sono lavori in corso e dentro un bel buco per terra ci trovi quasi sempre uno stronzo con il martello pneumatico a scavare e scavare… a scavare piu’ che puo’. Ci sono anche molti operai forzuti ma con la panza, che alzano le serrande con forza, che scaricano quintali di roba dai camion, che spingono carrelli pieni di bottiglie da 20 litri d’acqua.

Se piove a NY diluvia e ci sono allagamenti. E li vedi gli uomini di fatica, sono li’, sono in quattro e tengono stretto un tubo enorme conficcato con forza dentro un tombino, per aspirare l’acqua. Sono anche precisi. Quando fanno il cemento appoggiano un ginocchio a terra e con la cazzuola sono pronti a fissare un pannello di roccia dura.

Sono energici, vi dicevo. Se la mattina scaricano i giornali, si lanciano delle ballette intere. E poi hanno un modo di urlare diverso a seconda della nazionalita’. Ad esempio il modo di urlare dei negri americani è gutturale. Gli asiatici a NY invece, parlano un inglese pi๠acuto. Si incazzano anche loro, ma squittiscono.

Sta avanzando anche lo ‘Spanglish’ che è un inglese mixato con lo spagnolo…

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Qui vendono anche il salame Citterio… 5 dollari dieci fette di soppressata… 3 dollari di formaggino e 2 dollari di pane. Potevo mangiare al Martinique con quei soldi… Solo che io sono italiano e amo l’Italia anche quando sono all’estero.

Da Whole Food, che si trova a Columbus Circus (piano -1 del centro commerciale) c’è ogni ben di Dio. Si può comprare ogni tipo di roba da mangiare. Tutto è al top. Il meglio del meglio di ogni Paese del mondo a prezzi contenutissimi. Si mangia anche bene il sushi e la pizza. Il caffè che fanno è il migliore di tutta NYC.
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Il viaggio verso Washington continua e ci fermiamo nella piazzola di sosta piu triste d’America. Mi mangio un panino con il pesce fritto e dell’olio fritto con le patate. Bevo qualcosa colarata che sa di sciroppo di fragole e profuma di deodorante per la casa.

Arriva il momento delle presentazioni. La nostra Escort ci chiama al microfono del bus e ci chiede di dire nome e cognome, da dove veniamo e cosa facciamo, per rompere il ghiaccio. Le presentazioni sono noiose come in ogni gita scolastica. Finamente appare Andrea, una ragazza bellissima della Repubblica Ceca che somiglia molto alla modella Erzigova. Scatta un applauso da tutti noi maschi del pullman. Ora è il mio turno… hello everybody, I’m George W Bush, but you can call me Dario… Tonight we’ll have a party in my house.. the White House…
Scroscia l’applauso… e io ritorno soddisfatto verso il mio sedile. Lynn mi spara uno schiacciamosche sulla schiena.

Washington è una citta’ pulita e ordinata. il sabato sera vanno tutti a Georgetown dove ci sono i ristoranti e i negozi. Anche gli abitanti di Washington vengono qui la sera. Li vedi questi americani, molto ‘cow boy’, sempre abbronzati, con la donna americana a fianco che ha dei bei denti bianchi e un vestitino sexy. Con le mani molto curate. Le unghie dei piedi colorate. Certe ragazze americane sui 35 sembrano vestite come se dovessero andare ad un party di Happy Days. Mettono allegria solo a vederle.
Ieri abbiamo visto le ambasciate e i vari Memorial di Washington. La Casa Bianca è molto piccola rispetto a come me la immaginavo.

Il monumento ai caduti del Vietnam è molto affascianante. Somiglia a un libro aperto di marmo marrone, così quando leggi i nomi ti puoi specchiare e capire che potresti essere tu o un tuo parente tra quei nomi. Ci sono persone che ricalcano il nome con un carboncino e pensano ai loro parenti defunti. Si danno le pacche sulle spalle per farsi coraggio.

I nomi dei caduti, peraltro, non sono in ordine alfabetico, ma sono disposti a seconda del giorno in cui sono morti.
Non c’è un inizio ma idealmente è come se ci fosse un circolo che abbracciasse l’ultimo dei caduti, con il primo.

Bella come filosofia, ma secondo me gli americani prima fanno le cazzate, poi ricordano… e poi scordano in fretta.

‘The bravest of brave’ sono sepolti ad Arlington insieme ai Kennedy.
Vediamo pure il cambio della guardia al milite ignoto. Un’altra sceneggiata napo-americana e’ il controllo accurato dell’arma senza caricatore. Dieci minuti a fare il controllo fittizio del fucile che è scarico e disarmato. Ridicoli. Mi ricordo quando ero in Marina Militare e facevamo il cambio della guardia a Montecitorio. Eravamo molto piu’ bravi.

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Ho conosciuto Alex, Corinna, Milan, Andrea e con loro giriamo il Mall, i musei, il Capital ecc.

Ho visto solo il museo aerospaziale e il giardino botanico. Il Mall è decisamente troppo ampio.

La mattina dopo arriva una mega colazione in albergo, con patate al forno, bacon, eggs, orange…

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14 Agosto 2007 – MANHATTAN DALL’ELICOTTERO

Anche se era il mio desiderio piu grande, non mi sarei mai aspettato di poterlo realizzare. Tutto e’ accaduto quasi per caso. Mentre camminavo per lower Manhattan ho visto la piattaforma da dove partono i tour con l’elicottero. Erano le 6,00 PM. Mi sono avvicinato e c’erano sei persone in coda. Un uomo ispanico diceva che ormai era troppo tardi. Mandava via la gente. Così ho saltato la fila e sono andato a chiedere i prezzi. Mi ha dato un volantino con tutti i vari tipi di tour (da 5 a 15 min).

Lo apro, sfoglio le immagini, arrivo ai prezzi. Posso permettermi al massimo un volo pi๠breve, quello da 5 minuti fino alla statua della liberta’ (72 dollari). Il tizio mi chiede se ho prenotato. Gli allungo una banconota da 20 dollari e gli dico I’d like to fly… Lui cattura i 20 dollari e mi indica un uomo seduto a 10 metri di distanza. Mi dice di parlare con lui.

Mi controllano lo zaino, la cinta, mi fanno togliere gli occhiali da sole e il cellulare. Tutto in un armadietto. Striscio la carta. Sono 72 dollari per vedere Lady Liberty in 5 minuti andata e ritorno. Accetto. Spero di vedere almeno un minimo di Manhattan. Aspetto seduto mezz’ora davanti ad un filmino che mi spiega cosa fare in caso di ammaraggio.

Poi sto in fila con altre 4 persone. Un assistente di volo mi chiede quanto peso… Gli dico 80 kg e lui mi fa uscire dalla fila e mi fa tornare a sedere davanti al video. Il mio elicottero per Lady Liberty parte e io mi siedo sbuffando…

Arriva il mio turno… Piccola fila. Salgo su un elicottero nero molto piu bello. Chiedo all’elicotterista se posso sedermi accanto a lui. Mi guarda con sospetto. Mi dice OK e io sono in Paradiso.

HO FATTO IL GIRO INTERO DI MANHATTAN al costo di quello da 5 MINUTI.

Ho fatto delle foto strepitose. Manhattan al tramonto sull’elicottero… appena possibile posso ve le posto.

E’ una esperienza pazzesca, una di quelle da fare almeno una volta nella vita.

La consiglio a tutti quelli che possono… sognare.

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19 Agosto 2007 – LA SECONDA SETTIMANA A NEW YORK CITY

Che dirvi? Da dove cominciare?
Cominciamo da Harlem di domenica mattina. Un’esperienza unica. Sono entrato in una Chiesa Battista e ho assistito ad una messa Gospel. Uno spettacolo davvero indescrivibile. Ero l’unico bianco, insieme al prete. Il rito e’ identico al nostro, ovviamente le parole sono in inglese, solo che si canta molto. L’omelia e’ interamente dedicata ai due vigili del fuoco che sono morti ieri a Ground Zero per spegnere un altro incendio propagatosi all’interno di un palazzo che stanno smantellando e che prima ospitava una banca. Il prete ci dice che chi scappa dalle fiamme cerca la vita e che anche chi fa il pompiere cerca la vita ma non ha paura delle fiamme.

Al momento del Padre Nostro (credo fosse quello…) tutti si danno la mano e ovviamente anche io mi sono allacciato alla catena umana. Nella seconda parte le mani vanno rivolte al cielo. Molto carismatico. Una curiosita’: Amen tradotto dal latino all’americano, diventa una specie di ‘hey-man’.

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La domenica e’ anche Coney Island, la spiaggia dei newyorkesi che sta a sud di Brooklin.
Ci sono andato con la linea D come Dario. Ci vuole un’ora se si parte da Harlem.
Anzitutto la famosa ruota panoramica non e’ certo alta e nemmeno arruginita come sembra in certe foto. La spiaggia fa abbastanza schifo. L’acqua e’ grigia come una fogna. Ci sono molti gabbiani.


Ho deciso di fare le montagne russe ‘Cyclone’ per due motivi:
– anzitutto questa zona sta per essere interamente demolita per dare spazio ad una struttura alberghiera enorme.
– secondo per avere almeno qualcosa da ricordare di questa spiaggia

Cosi’ allungo 6dollari al tizio e parto. La prima discesa e’ al cardiopalma, non tanto per l’altezza che comunque e’ considerevole, quanto piuttosto per il fatto che questa struttura e’ interamente in legno e scricchiola da morire. Ad ogni curva salta un bullone…
Per fortuna finisce dopo poche curve.

Vado da Natan’s e ordino uno dei suoi proverbiali Hot Dog.
FANNO SCHIFO! Fa schifo anche il suo Cheeseburger. E fanno schifo pure le sue patatine fritte.
Evviva Mc Donald’s.

Al ritorno decido di salire nella City con la metro F … che a meta’ percorso cambia inopinatamente e diventa G e mi ritrovo direttamente a Broadway… si.. ma non a Manhattan. A Brooklin.

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Qui si fanno amicizie di una settimana. E’ un’esperienza abbastanza drammatica, perche’ poi si sa che non ci si incontrera’ mai piu’.

Le differenze sono orizzontali (per nazionalità ), verticali (per censo) e diagonali (a seconda di dove abiti e di quanti anni hai). Ho imparato a riconoscere i Giapponesi (dal look e dai capelli scuri) dai Coreani (che invece hanno il viso ovale e gli occhi come due tagli) e perfino dai Cinesi (che hanno sempre gli occhi a mandorla ma piu’ rotondi dei Giapponesi e dei Coreani). Ho imparato a dire vaffanculo in 10 lingue diverse.

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Ho deciso di lasciare il Rockfeller Plaza prima di tutti. E’ tempo dei saluti perche’ solo alcuni rimangono un’altra settimana. Ovviamente ci scambiamo l’email. Scatto pure qualche foto ricordo. Ma tu guarda quanto mi dispiace… Alvaro, Nicholas, Milan, Corinna, Isabel, Alexandre, Ana Paula (Una donna giudice brasiliana …your honour).

Scendo al piano terra. Vado al Palm Store. Il Foleo deve ancora uscire. La commessa mi dice che ci vorra’ ancora un mesetto prima che arrivi nei negozi. Intanto mi fa vedere un filmato di presentazione. Il negozio è molto spoglio. Mi aspettavo prezzi pi๠competitivi di quelli italiani ma mi sbagliavo.

Sono sceso ancora di un piano al Rockfeller Ceter, e ho ordinato una minestra di funghi e broccoli. Me l’hanno messa dentro un bicchiere di carta con dei biscottini salati. Tutto per 7 dollari. Come posso descriverlo? Diciamo che e’ una specie di fast food che però vende solo minestre. Divertente.
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Per entrare al Rockfeller plaza devi avere una carta di credito. Si pagano circa 20 dollari per salire all’observation deck. Per chi, come me, ha gia fatto il giro in elicottero, non c’è grande sorpresa. Ma devo dirvi che ci sono persone che salgono sia sul Top of the Rock che sull’Empire e non sono assolutamente convinti che siano simili.

Comunque anche questa, mi è sembrata una esperienza bella. Da fare.

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Anche i Pedicab hanno i loro diritti. Cosa sono i Pedicab? Ve lo spiego subito: immaginate un cazzone che pedala su una bicicletta e traina una carrozzella per due persone. I turisti ne sono entusiasti. I guidatori di pedicab hanno i loro diritti e pagano le tasse. Sono pure stati obbligati a pagare un’assicurazione per il trasporto dei terzi e la settimana scorsa, hanno scioperato!
Una curiosita’? Si vendono lo schienale del triciclo come spazio pubblicitario.

Ovviamente qui a NYC c’e’ molta pubblicita’. Non solo a Times Square, ma anche sul foglio del vangelo Gospel la domenica. Anche sulla fascetta termica del caffe’ di Starbuck. Sui pedicab. Da Mecy’s. In metropolitana. Ovunque cade, l’occhio incontra commercial e adds.

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Cristian e’ sparito ancora, ma questa volta definitivamente. Mi ha lasciato un biglietto per dirmi che si stava trasferendo a Miami per lavoro e si raccomandava, al termine della settimana, di chiudere bene la porta e di ‘slippare’ le chiavi sotto la fenditura. Vado anche a dare un’occhiata al suo appartamento al piano superiore. Accendo la televisione. Mi sdraio sulla poltrona. Metto i piedi su un baule dei pirati. Leggo due volte il biglietto di addio. Mi augura anche ‘Buon ritorno alla bella Italia’.

Scappo via. Salgo su un Taxi. E’ tardi. L’appuntamento era sotto l’Empire alle 20,10. Sono le 20,30. Mando un text a Alex. Ci vediamo dal Turko alle 21.00. Arrivo sulla terza, all’angolo tra la 27 e la 28 c’è Turkish Kitchen. I miei amici sono gia’ al cocktail. Scatta un Martini Melon. Poi un altro. Saliamo e il nostro amico turco che vive in Germania, ci consiglia carne e yogurt su un piatto di pane con un pomodoro al centro. Il piatto sembra piccolo ma la carne è molta. La sera accompagnamo una ragazza ungherese a vedere Times Square di notte. Nel negozio della Virgin uno si improvvisa Michael Jackson e balla sulle note di Smooth Criminal. Non posso fare a meno di comprare il disco. Usciamo dal megastore e vediamo un arresto in diretta.

4 tipici neri rap, pantaloni oversize, camice XXXL, catene, cappello NY di taglio. Droga in tasca.

Un poliziotto gli chiede gentilmente di fargli vedere il contenuto del sacchetto. Al primo no, finiscono tutti e 4 faccia al muro, mani in alto. Perquisizione. Manette dietro la schiena e in macchina altri 5 poliziotti li portano via.

Esattamente quello che mi aspettavo di vedere a NYC, quando stavo per scontrarmi con un camionista a Tribeca.

MEMO
vi devo parlare ancora di:
– lavanderie cinesi
– it’s NY come se fosse merito suo
– mania per le unghie
– sushi, bistecca, irish pub

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24 Agosto 2007 – TERZA SETTIMANA A NYC

Devo dire che New York City offre molto a molti. Se solo si esce dal tracciato turistico si vive una città  dinamica, nevrotica quanto basta per desiderare di scappar via ma solo per poi ritornare.

Per questo esiste il Central Park. Sulla guida c’è scritto che è un rifugio dalla follia. Concordo. Qui il verde domina su tutto. La natura è generosa di vegetazione e di animali. La gente corre a piedi, in bici, con i pattini. Salta. Anche gli anziani hanno l’iPod maledetto. Cani, cavalli, pedicab.

A nord del Central Park c’è un bel castello. Le panchine sono tutte funzionanti. Gli squirrel sono simpaticissimi. Ogni tanto c’è una troupe cinematografica. Oppure un gruppo di fotografi preparano una pubblicità  di vestiti per bambini. Cammino tutta la giornata nel parco. Sento che mi fa bene respirare quell’aria. Sembra che mi stia curando.

Arrivo a Strawberry Field, un angolo di mondo dedicato a John Lennon. A terra c’è un mosaico di forma circolare, dal diametro di 2 metri. C’è scritto solo ‘Imagine’. Mi siedo meditativo. Tutti fotografano o mettono un fiore. Io penso ai Beatles. A Lennon. Canto Imagine. Canto She loves you ye ye ye… Poi penso, penso alla pace nel mondo. Penso a Bush. Penso a Saddam. Penso ai bambini che muoiono di fame. Penso alle grandi stragi. Penso ai ladri, agli assassini, ai truffatori. Ringrazio Lennon. Poi mi viene in mente un Altro che ha detto PACE e l’hanno ammazzato. Gli raccomando l’anima di Lennon.

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Ho finito i vestiti puliti. Scendo dal cinese sotto casa. Mi dice che con 20 dollari mi lava e stira tutto in soli due giorni. Risultato? La camicia country è diventata lucida, da ballerino del sud america. La camicia bianca invece, ha due nuove curve sulla spalla sinistra e un segno marrone sul polsino. Sembra una sgommata di bicicletta. I pantaloni di cotone sembrano ora diventati di feltro pesante. Sono duri e stoppacciosi. Le tasche laterali rimangono aderenti e il bottone è sparito. Le stampelle sono legate tra loro. Mi viene voglia di scendere giu e congratularmi: neanche io sarei stato capace di fare peggio.

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E’ ora semmai, di fare shopping. Basta con il windows-shopping. E’ ora di fare browse dei migliori locali alla ricerca dei bargain di fine stagione.

Salto a pie’ pari i negozi di Gucci, Prada, Valentino, Ferrè e Dolce & Gabbana. Guardo Ferragamo, Armani e Zegna (tra gli Italiani) Guess, Hugo Boss, Paul Smith e CK(tra gli stranieri). Entro da Macy’s e compro una camicia di Ralph Lauren. Entro da Bergdorf Goodman (è il mio preferito e sta tra la 5th e la 58th) e faccio amicizia con Giorgio (il commesso italiano). Compro una cravatta spettacolare disegnata da un vero genio. Arrivo a Lexington Avenue e vado da Diesel e da Levi’s. Entro da Gap. Esco da Zara. Salgo a Bloomingdales. Scendo in metropolitana che sembro Babbo Natale.

Risalgo e vedo un palazzo che va a fuoco. Corro, corro, corro. E’ il ristorante di un albergo (Rafles tra la 48th e Lexington). Ci sono vigili del fuoco con la bombola sulle spalle. Polizia. Giornalisti. Ci sono due intossicati. Turisti accorrono per non perdersi la scena. Io invece, corro da Starbuck per non perdermi un caffè.


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L’esame finale è una farsa. Si può bluffare, farsi aiutare o pi๠semplicemente, copiare dal libro. Io decido di farlo da solo. Ascolto bene la conversazione. Leggo la storiella. Rispondo alle domande. Scrivo la mia opinione su: lavoro femminile, istruzione e trattamento degli animali in cattività . Prendo un bel 95.2 (A-). Questo non significa che io sappia l’inglese visto che sbaglio ancora ad usare il past tence. Significa solo che sono passato da 88.7 a 95.2 in tre settimane. Tanto basta a farmi star meglio.
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Preparo i bagagli a mezzogiorno. Alle 2.00 p.m. scendo sulla terza. Alzo un dito e un taxi con la luce spenta, sfila via. Ficco il dito in bocca e fischio come un pecoraio. Arriva Aziz e sgancia il cofano portabagagli. Carico le valige e dopo un’ora sto gia al JFK, Terminal 3.

Mangiare all’aereoporto mi fa sentire un viaggiatore. Il mio amico Gianmarco mi ha insegnato a cenare da Harry’s a Milano Malpensa, un’ora prima del volo. Figuriamoci se non mi siedo ora nel Business Lounge qui a NY, davanti alla pista principale, a cento metri di distanza dal punto dove gli aerei decollano.

Ho ordinato un piatto di pasta con un petto di pollo al centro e una coca cola. Tutto per 16 dollari benedetti. Mi sento bene. Pronto per tornare a casa. Spacco in due la scheda di AT&T. Inserisco la mia SIM italiana. Arrivano i messaggi. Spendo gli ultimi soldi dentro un duty free: compro due libri di Grisham e un portachiavi. Corro al gate 14 perchè il mio aereo è già  pronto per l’imbarco. Mi svegliano alle 6.00 a.m. ora italiana. Atterro alle 7.30 a Fiumicino e alle 8.00 la gente intorno a me, parla in italiano. Sembra strano. Non parlo italiano da tre settimane. Una signora mi chiede addirittura di aiutarla a sollevare la valigia sul carrello. Il mio sguardo cade oltre la dogana e incontra il sorriso sincero di due persone che mi salutano, felici quanto me di poterli finalmente riabbracciare.
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